New York in 5 giorni, un sogno che si avvera – Giorno 1
Questo diario delle nostre giornate newyorkesi è scritto da mio marito, Franco, per la prima volta ospite in prima persona da Pane Acqua, un articolo per ogni giorno nella Big Apple, dai…seguiteci.
Siamo finalmente riusciti a realizzare il vecchio progetto di visitare New York con i ragazzi!
Ecco la cronaca di questi giorni a Manhattan, approfittando di qualche giorno di vacanza dal 4 al 9 Dicembre.
Naturalmente in 5 giorni non è possibile riuscire a vedere e fare tutto quello che è offerto da una straordinaria città come New York, ma noi ce l’abbiamo messa tutta, sorretti dall’adrenalina della nostra prima volta nella Grande Mela!
Consigli prima della partenza
–Documenti: Un passaporto a testa (anche per i ragazzi) e ricordarsi di pagare online l’ESTA che è una specie di Visto elettronico per gli USA.
–Cosa mettere in valigia: NY in inverno può diventare una delle città più fredde del mondo, ma ormai il clima è impazzito e noi abbiamo trovato delle bellissime giornate di sole e una temperatura più calda di Milano ed ancora adesso ad un mese dalla nostra partenza pare che a NY faccia ancora caldo, quindi munitevi di piumino e bermuda 🙂
–Altri consigli: Un’ottima preparazione atletica è auspicabile se non volete crollare fisicamente e ritrovarvi di sera a camminare come uno zombie (come ha fatto qualcuno che conosco, più di uno…)
Giorno 1 – ARRIVO a MANHATTAN
Sveglia prima dell’alba per partire da Milano Linate alle 7:00, tappa a Bruxelles e volo a NY JFK , un ottimo volo con United Airlines servito da Brussels Airlines ( prenotato con circa 2 mesi di anticipo), posti comodi, cibo in abbondanza, i ragazzi si sparano un film dietro l’altro e noi che si parte con le “bollicine” di un Prosecco, offerto appena ci siamo piazzati sulle comode poltrone.
Atterrati al JFK alle 13:30 ore locali, tutto si è rivelato più semplice del previsto, insieme abbiamo fatto subito la classica breve “intervista” alla dogana con foto e impronte digitali, eravamo preoccupati di passarvi molte ore, ma invece ce la siamo cavata in meno di 1 ora.
Fuori dall’aeroporto saliamo al volo su uno dei taxi ufficiali (tariffa standard per Manhattan a 52$ più la mancia) contrattando con l’autista, originario del Bangladesh, promettendogli una mancia extra per convincerlo a passare per il ponte di Brooklyn, malgrado il super traffico.
La prima sensazione è quella di essere immersi in una enorme location cinematografica ed è dal ponte che abbiamo avuto la nostra prima visione dei grattacieli di Downtown Manhattan.
Su questo ponte, una delle icone più famose della città, si può fare una bella passeggiata sulla passerella centrale pedonale, andando da Brooklyn a Manhattan all’ora del tramonto.
Dopo più di un’ora di taxi abbiamo raggiunto il nostro appartamento, affittato con Airbnb, situato ai confini dell’East Village nella 11th street
dove poi abbiamo scoperto diversi localini interessanti.
La padrona di casa non l’abbiamo mai incontrata, le chiavi le abbiamo ritirate aprendo la vetrinetta esterna del menu di un ristorantino li vicino, ed è lì che le abbiamo rimesse quando siamo ripartiti.
Il tempo di prendere possesso della casa, aprire le valige e andare a fare una spesuccia nel market vicino con generi di prima necessità (succo Tropicana e biscotti Oreo a volontà) e ci siamo rimessi in moto per il primo approccio con la città, il sole ormai al tramonto che colorava tutto di rosso e rosa.
Prima passeggiata attraverso l’East Village fino a raggiungere le luci del Mercatino Natalizio di Union Square, per poi lanciarci nella frenetica metropolitana per raggiungere il Rockefeller Center.
All’ingresso della subway abbiamo comprato una normale Pay-per-Ride Metro Card, che altro non è che una scheda ricaricabile (con un piccolo bonus del 10% ad ogni ricarica) nelle macchinette presenti in ogni stazione e che poi passi nel lettore all’ingresso (4 volte per fare entrare tutta la famiglia, che con il costo di $2.75 per ogni biglietto fa $11 per ogni viaggio).
Anche per dei milanesi come noi, il primo approccio alla metro non è stato semplicissimo, bisogna fare attenzione ai treni che sono “local” o “express” ( che quindi fanno solo le fermate principali), ed anche alle stazioni minori dove a volte l’ingresso dalla strada ti permette di entrare sulla banchina solo in una direzione e per andare nella direzione opposta devi risalire e riscendere dalla parte opposta della strada, pagando nuovamente l’ingresso.
E’ stata una grande emozione uscire dalla metropolitana e ritrovarci nella ressa del Rockefeller Center, in uno dei cuori più vivaci della città e davanti all’albero di Natale forse più famoso del mondo.
Difficile farsi largo tra la gente per riuscire a vedere la pista di pattinaggio, ma incredibile poi guardare verso l’alto e farsi venire il torcicollo per riuscire a vedere la cima del grattacielo che sovrasta la piazza super addobbata e illuminata.
Due passi sulla Fifth Avenue giusto per avere una prima idea di dove siamo stati catapultati, passiamo di fianco al Radio City Music Hall dove centinaia di persone erano in fila per entrare allo spettacolo Christmas Spectacular con le Rockettes, la musica natalizia a tutto volume, un paio di volontari dell’Esercito della Salvezza che cantano e ballano Jingle Bells agitando la campanella, un fiume di taxi gialli che sfrecciano nel traffico caotico e noi che non sappiamo più dove guardare, è tutto…tanto, tantissimo
Ci dirigiamo verso il MOMA, infatti al venerdì sera (dalle 16:00 alle 20:00) grazie allo sponsor Uniqlo si entra gratis al famosissimo Museo di Arte Moderna di New York e noi vogliamo approfittarne, malgrado l’ora e la stanchezza che inizia a farsi sentire.
Il museo naturalmente merita molto di più della mezz’ora che siamo riusciti a dedicargli, ma siamo riusciti comunque ad apprezzarne il fascino, una carrellata nel design e nella grafica che ha caratterizzato l’epoca moderna, Leonardo ha giocato al mitico Packman originale, che è esposto insieme ad altri videogame storici, e scopriamo che la nostra bottiglietta di salsa di soia non è esposta solo nel nostro frigorifero, ma anche al Moma.
All’uscita dal museo, i nostri occhi faticano a restare aperti e le gambe iniziano a rifiutarsi di deambulare in modo fluido, siamo svegli da quasi 24 ore decidiamo che forse possiamo rinunciare alla cena (la mia proposta era uno street food all’angolo dai mitici The Halal Guys) e prendere un taxi al volo per crollare felici sul letto.
4 Comments
Alessandra
2 Gennaio 2016 at 18:26Che meraviglia, Cri! Per qualche minuto mi sono sentita di nuovo a NYC… io ci ho lasciato il cuore 8 anni fa, e sogno di tornarci ogni giorno, magari proprio a Natale come voi! Non vedo l’ora di leggere il resto del racconto 😉
Baci
Ale
paneacqua
2 Gennaio 2016 at 18:44Ciao Ale,
credo che a NY ci siano un sacco di cuori che aspettano i propri padroni 😉
Bacioni,
Cri
paneacqua
2 Gennaio 2016 at 21:13Ciao Marianna,
noi era da tempo che ci pensavamo, ma sai…aereo per 4 e tutto il resto, non è poco…ci siamo buttati e né valsa la pena!
Bacioni,
Cri
Marianna
2 Gennaio 2016 at 20:57Ho letto con piacere e curiosità forse perché un giorno vorrei andarci anche io cin i miei ragazzi!!!